Pubblicato Sabato, 10 Agosto 2013
Scritto da Vanessa Romani


Leggende e tradizioni della nostra terra

LA PIETRA DI SAN PAOLO

 Come già sappiamo Atri è un grandissimo centro di arte, cultura e tradizioni, molte delle quali legate alla religione, questo rende il nostro paese affascinante, intriso di storia e soprattutto ricca di leggende tramandate da famiglia in famiglia.

Una leggenda bellissima e misteriosa tratta di una pietra che secondo la leggenda era un  resto di un arco pre-cristiano dove commercianti e viaggiatori passando di lì lodavano Dio sacrificando anche animali, Nel cristianesimo la pietra venne dedicata a S.Paolo di Tarso detto il protettore delle Streghe” che si diceva potesse curare “LU MALE SNIZZE” ai bambini toccati dal demone (il male) e ancora oggi numerosi gruppi di persone che credono alle antiche credenze vi si recano per santificare la pietra e pregare.

Secondo l’antica tradizione per curare il bambino la carovana dei famigliari doveva arrivare in silenzio e a piedi alla pietra e, una volta arrivati all’interno della piccola cappella, avviene il passaggio del “malaticcio” dalle braccia della madre a quelle della “commara”, il piccolo una volta denudato viene deposto sopra la pietra e lavato con del vino depuratore.

La cerimonia viene accompagnata da un anziana signora (solitamente la più anziana della famiglia) che recita una sorta di preghiera contro il male. Ancora oggi vengono effettuati tali rituali anche se in orari più velati e con riserbo di informazioni a terzi. La pietra conserva ancora il fascino dell’occulto e dei poteri esoterici tanto che il culto viene ricordato, custodito e tramandato di generazione in generazione come importante testimonianza di fede e devozione all’interno della popolazione atriana e delle genti residenti nelle aree limitrofe.

Una volta lavato, il bambino viene asciugato e gli viene offerto del cibo che dovrà mangiare, subito dopo il bambino viene fatto rivestire con degli abiti nuovi, mentre i vecchi vengono lasciati nel vecchio altare e, infine,con un cortellino viene raschiato un frammento della pietra e infilato in un sacchettino chiamato “lu bevucce”. Terminato il rito la famiglia procede per la strada verso casa percorrendo questa volta un nuovo tracciato e senza riferire niente  nessuno.

Atri è ricca di queste leggende folkloristiche e tutti siamo invitati a riscoprire i nostri vecchi usi,la storia del nostro paese perché siamo ricchi di tutto ciò e sono cose di inestimabile valore. Facendo una passeggiata nella nostra riserva,nelle foreste e in tutti gli ambienti di Atri si possono sempre scoprire cose nuove, perché c’è sempre quella senzazione di qualcosa che non si è ancora scoperto e che vuole essere smantellato,e come gli antichi cittadini di Atri che ci hanno regalato tutto questo dobbiamo salvare la nostra storia e allo stesso tempo regalare alle generazioni future anche qualcosa di questa epoca e non far morire mai il fascino del nostro paese. Raccontate,raccontate a tutti quello che sapete della nostra storia è cosi affascinante sentire un anziano che racconta storie antiche fatte di lavoro,semplicità e sacrificio comune,un giorno anche noi dovremo raccontare queste cose ai nostri figli,nipoti ecc..ma cosa racconteremo se le nostre tradizioni e usi vengono dimenticati?

Vanessa Romani