Pubblicato Martedì, 11 Giugno 2013
Scritto da Caterina Marina Sciarra

“Breath Walking” all’Oasi WWF Calanchi di Atri:

 TANTO BENESSERE IN UN RESPIRO… PROVARE PER CREDERE!

Breath walking, alla lettera respirare camminando, è una tecnica di respirazione consapevole attraverso la camminata e semplici esercizi sincronizzati con il respiro. «Respirare e camminare, le attività umane più semplici e ordinarie, possono diventare potenti strumenti di trasformazione personale a livello fisico, emotivo e intellettuale. Il breath walking è il risultato della combinazione di alcune tecniche di respirazione, sincronizzate con i passi che si compiono mentre si cammina e resi più efficaci con l'arte della meditazione concentrata», così esordisce Stefano Bianchi, Naturopata, Operatore Professionale Shiatsu, che in collaborazione con Daniele Campestrin, terapista ayurvedico, terrà una seduta di breath walking proprio all’interno del centro visite dell’Oasi WWF Calanchi di Atri, martedì 11 giugno dalle ore 18:30 alle ore 20:00.

La meditazione ha origini antichissime, nella lingua dei brahamini, il sancrito, essa veniva chiamata dhyana, termine rimasto intraducibile per duemila anni. Oggi vi sono diversi tipi di meditazione, quella che si applica durante una seduta di breath walking è detta meditazione concentrata, essa mira al raggiungimento di uno stato in cui la mente sia totalmente in sé, cioè assorbita nella contemplazione di un qualsivoglia elemento (ad esempio il respiro).

«Analizzare il funzionamento della nostra mente è sicuramente utile», spiega Clifford Saron del Center for Mind and Brain dell’Università della California a Davis. «Si può adottare anche un approccio empirico alla meditazione, limitandosi a considerare le dinamiche dell’esperienza». Saron dirige il progetto Shamatha, uno dei più ambiziosi studi scientifici sulla meditazione. Nel 2007, Saron e un gruppo di quaranta ricercatori internazionali tra psicologi e neuro scienziati, insieme allo studioso buddista Alan Wallace, hanno iniziato uno dei più ambiziosi studi scientifici sulla meditazione, il progetto Samantha. Essi hanno seguito sessanta meditanti esperti durante un ritiro di tre mesi in Colorado per osservare i cambiamenti dello loro capacità mentali, e del loro benessere psicologico e fisico. I partecipanti si sono dedicati per almeno cinque ore al giorno alla meditazione concentrata, tecnica con cui si focalizza l’attenzione sulle sensazioni del respiro. I ricercatori hanno misurato la capacità di attenzione dei volontari sottoponendoli ad un test di reattività stimolo-risposta che consiste nel misurare la velocità che impiegavano nel riconoscere una linea verticale più corta delle altre proposte sullo schermo di un computer e segnalarla con un click del mouse. MacLean e i suoi colleghi hanno notato che con il passare dei giorni i volontari erano sempre più precisi e mantenevano più facilmente la concentrazione per lunghi periodi di tempo.

Anche altri ricercatori hanno individuato una correlazione tra questa tecnica di meditazione e la maggiore capacità di attenzione. Nel 2010 un’équipe guidata da Antoine Lutz, ricercatore associato che si occupa dello studio dei meccanismi che sottendono alle interazioni mente-cervello-corpo presso il Waisman Lab for Brain Imaging & Behavior dell’University of Wisconsin-Madison, ha osservato che alcuni volontari, dopo tre mesi di meditazione concentrata, acquisivano la capacità di individuare più velocemente le tonalità diverse in una successione di suoni simili tra loro.

Nel 2007, inoltre, Heleen Slagter, una collega di Lutz che insegna all’Università di Amsterdam, ha pubblicato i risultati di una ricerca il cui campione, per dieci ore al giorno, praticava una combinazione di meditazione concentrata e meditazione di consapevolezza. Quest’ultima tecnica prevede il controllo costante dell’esperienza meditativa, momento per momento. Dopo tre mesi di pratica, le persone che hanno partecipato all’esperimento della dott.ssa Slagter hanno mostrato una diminuzione dell’attentional blink, il ritardo cognitivo che intercorre nella percezione di uno stimolo, che di solito è di circa mezzo secondo, e che può provocare la perdita dello stimolo, tecnica alla base dei messaggi subliminali, prevalentemente a livello visivo.

Dati i risultati di cui abbiamo finora parlato e gli ulteriori studi che li confermano, l’ipotesi secondo cui la meditazione migliora le capacità attentive e la reattività mentale e fisica merita di essere presa seriamente in considerazione, visto il ruolo chiave che la concentrazione ricopre ai nostri giorni in molti aspetti della vita quotidiana. Ma perché fare attenzione al respiro provoca un cambiamento così marcato delle nostre capacità cognitive? Una risposta possibile è che in questo processo entra in gioco la “memoria di lavoro”, cioè la capacità di tenere a mente le informazioni necessarie a capire e a ragionare su una questione nel breve termine.

Non ci resta che invitarvi a provare per credere!

INFO: PhD Caterina Marina Sciarra - Riserva Naturale Regionale Oasi WWF Calanchi di Atri - email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. , tel. 085.87.800.88 - 329.47.25.038