BASTA CON TERAMO, PER ATRI E’ TEMPO DI GUARDARE A PESCARA!

LA  SEDICENTE “RIFORMA” DELLA GEOGRAFIA GIUDIZIARIA PENALIZZA IL NOSTRO TERRITORIO

Il prossimo 13 settembre andrà in vigore, al netto di qualche piccolo ritocco dell’ultima ora che, tuttavia, parrebbe non riguardare l’Abruzzo, la cosiddetta riforma della geografia giudiziaria con il taglio lineare ed indiscriminato dei “tribunalini” (i Tribunali non provinciali) e di tutte le sezioni distaccate.

Questa riforma, voluta dall’ultimo governo Berlusconi (Guardasigilli Nitto Palma) ed attuata alla cieca e con la scure dal Governo Monti (Guardasigilli Paola Severino), determinerà nella provincia di Teramo, per restare a ciò che più ci preme, la chiusura delle due importanti ed efficienti sezioni di ATRI e di GIULIANOVA con conseguente accentramento della giurisdizione in quel di Teramo, distante e scomoda da raggiungere.

Sia detto per inciso che questa vicenda riporta all’ordine del giorno la questione della collocazione geo/territoriale di Atri che, adesso a più forte ragione, non può non “guardare”, insieme a Silvi ed a Pineto, alla vicinissima Pescara.

Terra davvero capovolta la nostra!

In un paese dove non si fa una riforma vera da almeno vent’anni, dove tutto si rinvia, dove ci siamo riempiti la bocca di decentramento e di federalismo, si vara una sedicente riforma, in nome del risparmio di spesa e dell’aumento dell’efficienza, che, invece, altro non è se non un gravissimo e pericoloso arretramento accentrante dello Stato nell’esercizio della giurisdizione, con un taglio indiscriminato degli uffici giudiziari, senza alcuno studio e, men che meno, dimostrazione sul risparmio dei costi e sul miglioramento dell’efficacia della risposta alla domanda di Giustizia.

Anzi, al contrario, si vedrà presto che questa “follia” non soddisferà né l’uno né l’altro dei presupposti per i quali fu concepita.

Presto si vedrà, piuttosto, che i costi, nella migliore e più benevola delle ipotesi, rimarranno invariati – nel caso di Atri aumenteranno perché il Consiglio Comunale, a suo tempo, ha messo a disposizione gratuitamente il Palazzo di Giustizia- mentre l’efficienza diminuirà sensibilmente con un accentramento ingolfante e congestionante che porterà gravissime disfunzioni e ritardi se non denegata giustizia, nonostante alcune dichiarazioni rassicuranti di segno contrario, comprensibili dal loro punto di vista, ma indimostrate e, soprattutto, che non tengono conto della obiettiva inadeguatezza dell’edificio del Tribunale di Teramo.

Non si può tacere che il Tribunale di Teramo oltre che insufficiente per spazi contenitivi (cancellerie, aule, uffici, archivi etc.) degli “affari”, invero cospicui, provenienti da Atri e Giulianova e di tutto l’imponente movimento di persone (prima di tutto gli utenti del “servizio” cui vanno date risposte e non disagi costosi –si pensi soltanto al delicato settore dell’amministrazione di sostegno- e poi, i testimoni, i periti, i consulenti, il personale e, perché no, gli avvocati che della Giustizia sono operatori non secondari) , è anche a dir poco insicuro, come tutti hanno constatato (recentemente anche un’ampia ed inquietante transennatura interna nell’ampio atrio del primo piano) e come ha riferito più volte la stampa locale (da ultimo IL CENTRO di domenica 1 settembre nella pagina teramana).

Oltre a queste gravissime questioni, sono sul tavolo quelle dei costi sociali ed economici che questa furia abbatterà sulle comunità interessate e parlo per Atri dove, tra l’altro, si è amministratala Giustiziadal tempi di Roma, non conoscendo a fondo la realtà di Giulianova.

In altri termini una “riforma” che “tradisce” i presupposti e cioè che non realizzerà né risparmio di costi né incremento dell’efficienza, determinerà, per di più, l’impoverimento, forse esiziale, di una cittadina che, essenzialmente, vive di servizi e che vedrà pregiudicato tutto l’indotto, invero rilevante, che gravita attorno al Tribunale, per non parlare dei danni a tutta una categoria e penso specialmente ai professionisti più giovani, non solo avvocati, che, con il loro lavoro, hanno contribuito, insieme a giovani ed ottimi Magistrati, a fornire risposte adeguate in tempi ragionevoli a chi, in periferia, chiedeva e continua a chiedere Giustizia.

Si è mai posto qualcuno il problema del destino di una Comunità come la nostra dove i segni dell’arretramento dissennato dei servizi essenziali –e mi riferisco alla sanità- sono stati già pesantissimi, con disagi e costi onerosi per tutti ?

Cos’altro ancora dopo il Tribunale ?

Tutto questo nell’indifferenza delle Amministrazioni locali e nel silenzio assordante della “cattiva politica”, scelta e non eletta, inchinata ed impotente, in balia dei poteri forti della Magistratura organizzata e basti pensare che, davanti a qualche sussulto di buon senso da parte di chi suggeriva un rinvio di questo scempio, è venuta l’opposizione del Guardasigilli Cancellieri –un Commissario Prefettizio eletto da nessuno e che non risponde a nessuno- e, spiace davvero dirlo, il veto del Presidente della Repubblica dopo le proteste del Consiglio Superiore della Magistratura, con una confusione di ruoli, di prerogative e di responsabilità che lascia di sasso.

Altro non resta se non sperare che -se la prova dei fatti dovesse confermare il fallimento della sedicente “riforma” come è lecito attendersi-  possa prevalere la “buona politica” con una riorganizzazione giudiziaria che guardi davvero, senza furie preconcette, all’efficienza e tenga conto delle realtà territoriali, dei relativi bacini e, soprattutto, delle esigenze dei cittadini.

La giustizia di prossimità non è un lusso, ma è un diritto di tutti ed una garanzia per ognuno.

Quella che si sta costruendo, di contro, sarà solo un lusso per pochi.

Pierluigi Mattucci Avvocato Capogruppo “Atri – Obiettivo Comune “ al Consiglio Comunale di Atri