Pubblicato Mercoledì, 14 Maggio 2014
Scritto da Donpi


IL PUNTO DI DONPI

“MA CHI GLIEL’HA FATTO FARE?”

 

La celebrazione è terminata, i numerosi fedeli escono dalla chiesa di S. Chiara dove hanno condiviso la intensa emozione di Suor Chiara Karol che ha deposto tra le mani della Madre Abbadessa il suo impegno temporaneo di donarsi totalmente a Cristo nella vita claustrale. La solenne liturgia, presieduta dal Vescovo, ha visto la partecipazione di numerosi sacerdoti e la presenza calda e affettuosa di tanti amici e amiche della giovane ragazza che, dopo gli anni del noviziato, ora ha iniziato il percorso che la porterà alla professione solenne.

Ritorno a casa, tra il vociare festoso della folla dei fedeli, soprattutto provenienti da Silvi,città di origine della suora, che si recano a rendere omaggio alle monache.

Lungo la strada si ferma una macchina. Un veloce scambio di saluti e la domanda: “Come mai da queste parti?”. Li informo dell’evento appena concluso suscitando meraviglia e perplessità: “Ma chi gliel’ha fatto fare?” è il commento sbrigativo. Rispondo che “quando Lui chiama tutto è possibile…”, ma non c’è tempo per approfondire, una fila di macchine sollecita una rapida partenza.

Dentro di me convengo che non può non suscitare sorpresa la scelta di una giovane che decide, liberamente, di “rinchiudersi tra le mura di un monastero” e consegnare i suoi sogni ad un ideale affascinante ed esigente.

Avrei voluto dire agli amici incontrati per caso che la pienezza della vita coincide con l’incontro con la sorgente vera e meravigliosa della gioia che riempie e colma il cuore.

E accade, anche oggi, in una società depressa e stanca, segnata dall’arsura dolorante di una sete inappagata, che una giovane senta una voce che chiama e dia una risposta di generosità e di amore. In fondo è, sempre, una questione di sguardo e di ascolto… Uno sguardo che varca la soglia dell’animo e una voce che ti risuona dentro, ti afferra e ti porta lontano, verso orizzonti impossibili e, perciò, stupendi.

Ripenso al sorriso luminoso di Suor Chiara Karol, alla sua gioia  nell’indossare l’abito delle Sorelle Povere di S. Chiara, alla tenera corona di rose posta sul suo capo, all’abbraccio prolungato e dolce con le sue consorelle, al clima festoso che ha segnato la lunga celebrazione… Certamente il cammino non è stato e non sarà facile, come tutte le cose belle della vita. I grandi ideali, le scelte forti e affascinanti esigono, sempre, coraggio, impegno, determinazione, pazienza, disponibilità a “lasciarsi lavorare” dalle dita fiammeggianti dello Spirito.

Con la professione temporanea di Chiara Karol si ha la conferma della veridicità della assicurazione data dalla Vergine, nel 1862 aSuor Maria Veronica “che il monastero di Atri non sarebbe mai finito”. I secoli incontrano i millenni e la comunità monastica atriana continua ad essere viva e andare incontro al futuro con la soavità di volti e voci che raccontano la tenerezza di Dio.

“Ma chi gliel’ha fatto fare?”: c’è una sola risposta: l’amore, quello vero e grande che conquista il cuore e illumina lo sguardo e permette alla vita di avere il sapore dell’infinito ricordando a tutti noi che “non di solo pane vive l’uomo…”.

Un monastero è come una freccia che indica un sentiero che va oltre la fuga amara del tempo per indicarci la meta, ultima, del nostro pellegrinaggio terreno…

D.P.