Pubblicato Lunedì, 04 Dicembre 2023
Scritto da Santino Verna

Un grande amico della nostra città

ALFREDO PAGLIONE A UN ANNO DALLA DIPARTITA 

E’ stato ricordato ad un anno dalla dipartita, nella Chiesa di S. Antonio Abate in Chieti, la città di adozione, Alfredo Paglione, gallerista e mecenate, amico di Atri. Alla celebrazione è intervenuto il Sindaco Diego Ferrara.

Alfredo, nato a Tornareccio il 3 marzo 1936, da Ottavio e Maria Cristina Tieri, proveniva da famiglia numerosa. Visse la fanciullezza a Chieti, dove cantò tra le voci bianche dirette da P. Settimio Zimarino, OFM. Studente del liceo “G.B. Vico”, ottenne la maturità con il massimo dei voti, e si trasferì a Roma, per iscriversi a geologia. Nella capitale conobbe Aligi Sassu e in seguito diventerà suo cognato, perché Alfredo sposerà Teresita Olivares, violoncellista colombiana, sorella di Helenita, moglie del pittore sardo.

La maggior parte della vita di Alfredo si è svolta a Milano, dove cominciò i primi passi nel mondo dell’arte, con allestimenti teatrali. Paglione non fu solo gallerista, ma instancabile operatore culturale, interagendo, nella città manzoniana con personaggi del calibro di Leonardo Sciascia, Raffaele Carrieri e Indro Montanelli.

L’amore per l’Abruzzo, lo riportò ultrasessantenne nella terra natia. Con la moglie Teresita, viveva per un consistente periodo dell’anno a Giulianova, nella casa soavemente arredata, con vista mare, perché divenne solerte guida del MAS (Museo Arte dello Splendore). Quando tornava a Milano, non mancava la sosta alla S. Casa di Loreto, alla quale, insieme alla moglie era legato, per via dell’Arcivescovo-Prelato Mons. Pasquale Macchi, già segretario particolare di S. Paolo VI, negli anni milanesi e in quelli da Papa, da sempre amico degli artisti. La galleria di Alfredo era importante tappa, per un comune amico di Papa Montini e Mons. Macchi, Floriano Bodini, originario di Gemonio, sempre in terra ambrosiana, conosciuto anche dai profani per l’arredo presbiteriale delle Grotte Vaticane e dell’altar maggiore della Basilica di Loreto.

Alfredo amava S. Francesco, e l’attività di gallerista lo aveva portato tante volte nella Città Serafica, legata all’arte sacra contemporanea, per via di Don Giovanni Rossi. Con l’esperta d’arte Adriana Settimi, residente ai piedi del Subasio, fu protagonista di diversi momenti culturali.

Legatissimo a Tornareccio, peraltro città di Carolina Tiracchia, madre di Omar Sivori, fuoriclasse della Juve, italoargentino come il Papa, Alfredo volle dotare di opere d’arte la città del miele, fervida di vocazioni sacerdotali e religiose, imponente luogo di religiosità popolare, a partire dal Santuario della Madonna del Carmelo. Grazie a lui, due mosaici raffiguranti S. Giovanni Paolo II, oggi sono presenti nella Chiesa di S. Andrea in Pescara e nella Collegiata di S. Remigio in Fara S. Martino. Il Pontefice polacco, nel segno della continuità, è raffigurato quando era ancora atletico, con la ferula terminante con il Crocifisso, imago brevis dell’arte sacra dei nostri giorni.

Il 26 gennaio 2008 perse, dopo lunga malattia, l’adorata moglie Teresita. Nella Chiesa dove si unirono in matrimonio, benedetto dal fratello di Alfredo, P. Fiore, OMI, recentemente passato anche lui all’altra riva, ultranovantenne, è presente, in una cappella, un affresco di Aligi Sassu, raffigurante una sessione del Concilio. Tema non casuale, perché a Pescara fu costruito il primo altare “coram populo”, nella vicina Chiesa dello Spirito Santo e nel 1977 si celebrò il Congresso Eucaristico Nazionale, concluso da S. Paolo VI, quasi un epilogo del Concilio.

Sorella morte ha bussato alla porta di Alfredo, proprio nella festa di S. Andrea, il 30 novembre 2022, amata sia da Cattolici e Ortodossi, e a Pescara, dai pescatori, molti dei quali parrocchiani della Chiesa dell’Apostolo “Protoclito”. Alfredo era un uomo di grande fede, non era mondano, ma uomo di società. Aveva compreso che il Vangelo si può comunicare anche con l’arte, e con essa si apre una porta non solo nel cuore dei lontani, ma anche e soprattutto degli allontanati. Era elegante, aveva un’inconfondibile e dolce cadenza che fondeva Milano e Tornareccio, in un abbraccio luminoso.

SANTINO VERNA