IL POETA DEGLI UMILI

CENTENARIO DELLA NASCITA DI RAFFAELE FRATICELLI

Hanno avuto avvio il 9 gennaio a Chieti, le celebrazioni, per il centenario del poeta dialettale Raffaele Fraticelli. Nato nel 1924, è stato l’alter ego di Chieti, come lo ha definito, il Sindaco del capoluogo marrucino, Diego Ferrara.

Disegnatore cartellonista del Comune di Chieti, Fraticelli ebbe l’esordio il 3 aprile 1953, quando dai microfoni della RAI, declamò la composizione “Vinirdì SSante”, sulla più famosa processione d’Abruzzo. Per interessamento del Dr. Edoardo Tiboni, lavorò a lungo alla RAI di Pescara, nel programma “Pe la Majella”, la cui denominazione fu suggerita dall’espressione abruzzese con riferimento alla montagna per antonomasia della regione. Interpretò “zì Carminuccio”, tipico personaggio abruzzese, alle prese con la burocrazia.

Il poeta chietino riattivò due tradizioni popolari regionali, con il commento in vernacolo al rito: il lupo di Pretoro e i saraceni di Villamagna. La tradizione di Pretoro, legata al miracolo del Signore per intercessione di S. Domenico Abate (lo stesso di Cocullo), è osservata anche a Palombaro, sempre ai piedi della Maiella, dove forte era la paura di lupi e serpenti.

La rappresentazione dei Saraceni, ricorda l’invasione del non ben identificato popolo d’oltremare, respinto da S. Margherita martire. Il rito è analogo, anche se sono chiamati in causa i Turchi, e il secolo è più vicino a noi, a quanto avviene nella prima decade di agosto, nella vicina Tollo. Pretoro e Villamagna sono stati entrambi indagati da Emiliano Giancristofaro, nella rubrica “Storie del Silenzio: cronache di vita popolare abruzzese”, dove Fraticelli fu intervistato.

Traduttore dei Vangeli in dialetto, il poeta chietino era uomo molto religioso. Partecipava, anche se con discrezione, alla processione del Venerdì Santo e animava i campi-scuola della Parrocchia della SS. Trinità, una delle Chiese del centro storico, in sinergia con il Prof. Cesare Di Giovanni, docente di latino e greco presso il liceo “G. D’Annunzio” di Pescara, ora in pensione, con la passione del teatro. La traduzione del Vangelo fu elogiata dall’allora Arcivescovo di Chieti-Vasto, Mons. Vincenzo Fagiolo, poi elevato alla porpora. Un libro celeberrimo resta “La cucine de mamme”, dove Fraticelli offre l’antologia della gastronomia abruzzese, con le polpette della guerra, dove l’impanatura superava la carne. Senza dimenticare “lu carrature”, telaio riecheggiante la chitarra dove viene passata la sfoglia di pasta, il cui corrispettivo dolciario è il “ferro” delle pizzelle, dove incastonato al centro talvolta appaiono le iniziali della famiglia.

Raffaele Fraticelli fu presente diverse volte ad Atri. Ricordiamo la serata del 28 luglio 1996, nell’ambito dell’estate atriana, quando prese il posto di poeti e dicitori locali, alternandosi con gli storici cantori atriani esecutori di serenate. La kermesse si chiamava ancora “Poesie e serenate”, e quell’anno fu proposta in Piazza duchi d’Acquaviva, dopo tre edizioni in Largo Cherubini-Filiani. L’anno seguente, tornarono i poeti locali, come l’immancabile Antonino Anello, omologo atriano di Raffaele Fraticelli, e fu la volta di Largo Forosetto.

Fraticelli ricordava con piacere le trasferte atriane. Amava le tradizioni e il dialetto, e veniva invitato alla sede di Via De Amicis per formulare gli auguri di Natale, dove arrivava con la chitarra per accompagnare gli stornelli. Una delle ultime volte fu nel 2015, per interessamento di “Rai Senior”, l’associazione, con la solerte guida di Quinto Petricola, dove si radunano vari pensionati dell’azienda culturale più grande d’Italia.

Durante la pandemia, con l’impossibilità della processione del Venerdì Santo nella città marrucina, fu riproposta la poesia di Fraticelli, anche con l’ausilio dei social. Un’altra poesia sulla processione del Cristo deposto, fu scritta da Renato Sciucchi, scomparso prematuramente.

Raffaele Fraticelli ha concluso la giornata terrena nella festa di Ognissanti del 2021, circondato dall’affetto dei familiari.

SANTINO VERNA