Pubblicato Venerdì, 19 Aprile 2024
Scritto da Santino Verna

NUOVO ARCIVESCOVO DI FIRENZE:

MONS. GHERARDO GAMBELLI E IL LEGAME CON ATRI

A mezzogiorno del 18 aprile, nella Cattedrale fiorentina di S. Maria del Fiore, è stato dato l’annuncio del nuovo Arcivescovo. Abitualmente l’annuncio veniva dato nel vicino Arcivescovado, mentre questa volta è stata scelta la Chiesa Madre di Firenze, perché l’eletto non riguarda soltanto il clero, ma tutto il popolo santo di Dio che è nella diocesi.

Mons. Gherardo Gambelli subentra all’Arcivescovo Card. Giuseppe Betori. Nato a Viareggio nel 1969, ma originario di Castelfiorentino, si è formato come laico e studente nella città di S. Verdiana. Entrato in Seminario a Firenze, nel 1996 ordinato sacerdote, operando nella Parrocchia di S. Stefano in Pane a Rifredi, periferia del capoluogo toscano. Licenziato in teologia biblica alla PUG, ha ottenuto il dottorato alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale con sede a Firenze.

Per undici anni missionario in Ciad, ha lavorato al consolidamento del Seminario Nazionale. Nel Paese centrafricano ha espletato diversi incarichi pastorali. Da poco tornato nell’arcidiocesi di origine, è stato cappellano del carcere di Sollicciano e Parroco della Madonna della Tosse, nel cui territorio ricadeva l’abitazione di Adone Zoli, Presidente del Consiglio per poco più di un anno, la cui infanzia era stata segnata, per via del papà che vi lavorava, dalla città di Atri. Nella veste di primo ministro, tornò nella cittadina ducale, nel 1957 e la visita rimase memorabile come l’ultimo discorso di Aldo Moro, il 24 luglio 1977. Grazie alla visita di Adone Zoli, eponimo dell’I.T.C. un tempo nel centralissimo Corso Elio Adriano e attualmente nell’ex-Collegio dei Gesuiti, ad Atri si sviluppò il culto dei calanchi per i quali il Presidente del Consiglio originario di Cesena promosse lo stanziamento di fondi.

La Parrocchia della Madonna della Tosse, dove andava a dir Messa P. Ernesto Balducci, su invito dell’allora Parroco Don Angelo Chiaroni, è pure legata ad Atri, per via del poeta e psicologo calabrese Francesco Carlomagno e del suo amico Costanzo Marcone, bibliotecario della Nazionale Centrale da venti anni in pensione, ma sempre legato alla città di Dante.

Ma forse il legame storico più vistoso è il luogo dell’annuncio della nomina, la Cattedrale, originariamente con eponima S. Reparata, protettrice di Atri dal 1353, per volere del Vescovo fiorentino Marco Ardinghelli, domenicano conventuale, anche se la Vergine e Martire di Cesarea era conosciuta già da tempo nella città dei calanchi. E, con un pizzico di sano campanilismo, Atri è definita “piccola Firenze d’Abruzzo”, per le opere d’arte racchiuse nel centro storico, dalla Cattedrale alle tre Chiese mendicanti magistrali, dai palazzi gentilizi alle chiese minori, dai gigli angioini sullo stemma municipale ai musei dove è raccontata la trimillenaria storia della città e del territorio, come vorrebbe Ludovico Pratesi.

Nei mesi precedenti nessuno parlava di Mons. Gambelli come nuovo Arcivescovo di Firenze. Molti davano per certo Dom Bernardo Francesco Gianni, priore di S. Miniato al Monte, benedettino olivetano, la cui facciata è stata illustrata da Tomaso Montanari a proposito del rivestimento dei portali. Avendo predicato gli Esercizi Spirituali a Papa Francesco, la nomina sarebbe stata la prassi. Per Firenze è il ritorno di un toscano dopo 23 anni. L’ultimo fu il Card. Silvano Piovanelli, amico di Don Milani. Poi la volta di due umbri, entrambi porporati, Ennio Antonelli, richiamato in Vaticano per la presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia e Giuseppe Betori, rispettivamente originari dei comuni di Todi e Foligno.

Non sappiamo se Mons. Gambelli sarà Cardinale. Fino a S. Giovanni Paolo II, le capitali degli Stati preunitari (e con esse Bologna, seconda città dello Stato Pontificio) avevano tutte il porporato, ad eccezione di Mons. Enrico Manfredini, deceduto prima dell’annuncio della pubblicazione nel Concistoro. Papa Francesco, attento alle periferie, ha imposto la berretta rossa ad Arcivescovi e Vescovi di città non tradizionalmente cardinalizie oppure ha mandato Cardinali ad amministrare diocesi, in assenza o in attesa del nuovo Vescovo.

Il nuovo Arcivescovo di Firenze da figlio diverrà padre, come ha detto il Card. Betori, perché guiderà la diocesi di origine, formazione e ordinazione. Come era avvenuto per il Card. Piovanelli dal Mugello a S. Maria del Fiore, passando per il Cestello, di pratoliniana memoria. Ma sarà padre a tutti gli effetti dal 24 giugno, solennità della Natività di S. Giovanni Battista, eponimo del Battistero, dove tanti fiorentini hanno ricevuto il germe dell’immortalità. L’inizio di un cammino, presi per mano dal Signore, per andare incontro ai fratelli.

SANTINO VERNA